mercoledì 27 dicembre 2017

Quella pagina che urla

No, non c'è abbastanza spazio per la tenace fedeltà a propositi di rango inferiore. 
Non mi troverete in fondo a nessuna delle ore che si farà viva dopo il tramonto. 
Lei, io, la stavo aspettando da sempre.
Ogni mio puerperio vagito, ogni adolescenziale inganno, ogni adulta illusione la raccontava in tutte le sue mirabili vesti.
Ogni parola posata con attenzione su queste pagine che urlano l'ha corteggiata, sovente accostandola all'amore, al rimpianto, alla speranza, alla fiducia maldestra di chi resta qui a sopravvivere.
Mi stava solo aspettando con la pazienza delle cose imperiture. 
Vestita di bianco tra colonne erette verso volte invisibili. 
Aveva un volto gentile, e l'ho amata come il desiderio più atroce che si possa serbare. Ed è giunta con la tempesta che non lascia alcuna memoria della rivoluzione appena compiuta.
A svuotare con le vene della colpa ogni brandello residuo di questi fottutissimi giorni.
Dama di una smisurata solitudine, sei ciò che più amerò tra le squame di questo cuore senza alcun calore né gelo.
Pallida indifferenza che soffoca ogni attrito che non si traveste per la sfarzosa parata di questa abominevole farsa.
Mi hai accarezzato con la più autentica delle dolcezze, e m'hai fatto assaggiare più delle molliche di infinito servite al reietto banchetto della vita.
M'hai tenuto stretto come se volessi restituirmi ogni pensiero che t'ho rivolto dacché esisto, con la gratitudine che è propria delle cose giuste.
E m'hai donato il tuo sguardo saturo d'affetto, che è l'immagine della fine di ogni sostanza e della sua ombra.
Ed io non sarò mai colui che sono mai stato.
Avresti dovuto portarmi lontano con te.

domenica 17 dicembre 2017

Nascosti

- Credi che possano riconoscermi se indosso questo berretto?
- Forse..
- Non ho più dei capelli che restano impressi nella mente della gente. Sono corti ed anonimi.
- Son belli comunque. E non sono corti. Comunque no. Non rischiamo.
- Non rischiamo.
- Non rischiamo, potrebbero vederci. Lo sai che non sarebbe giusto.
- Le gente non bada noi.
- Non ne sono certa.
- Da chi ci stiamo nascondendo?
- Ci nascondiamo dalle chiacchiere che ci farebbero del male.
- Anche sottrarci alla luce ci fa del male.
- No, Alcor, no.
- Da chi ci stiamo nascondendo?
- Lo sai.
- Ci stiamo nascondendo da noi stessi. Ci stiamo mischiando alla polvere del tappeto che avvolge le mattonelle rotte delle nostre paure.
- Resta qui, in questa gabbia.
- Non parlo.
- Non parlare Alcor.
- Non voglio raccontarci.
- Non esistiamo se non nelle elucubrazioni della tua noia domenicale.
- Perché fuori fa freddo.
- Perché non sei ancora pronto per uscire, torna qui, nella gabbia.
- Non riesco a camminare sù per il bosco.
- Dormi qui, Alcor.

giovedì 7 dicembre 2017

Questi fantasmi

La porta tra un mondo ed un altro è una scelta. Nostra o del fato.
Me lo chiedevo sempre, tutte le volte che stazionavo stabilmente sulla corsia di sinistra. Ogni volta che in curva resistevo sul mio tragitto senza remore, mi si apriva quel wormhole mentale su mondi paralleli. E se per una qualsiasi forza gravitazionale dovessi finire poco più a destra? Sotto questa mandria di pachidermi di ruggine e carbonio. 
Dove andrò? Chi conoscerò? 
Riuscirò a vedermi vivere al di fuori?

E se davvero ci sono finito là sotto, tra le mortali lamiere? Che cos'è questa dimensione che mi tocca vivere adesso? Una delle tante illusioni che confezionano un pacchetto diverso di scelte? 
Questa gentenuova chi è?
Io esisto ancora? O sono solo l'illusione di me stesso?

Che differenza avrebbe mai fatto? Alcuna.