giovedì 23 aprile 2015

Che fai?

- Be' che hai?

- No, niente.

- Ma come niente? Stai lì, non dici niente, non bevi, hai la cenere della sigaretta tra le dita. Che hai?

- No, è che pensavo che...

- Che cosa pensavi, Alcor?

- Che noi, noi non stiamo poi così tanto bene insieme.

- E perchè?

- No... perché, insomma, non mi dici nulla di quello che fai, di ciò che ti succede. Mi accenni qualcosa che  poi dovrei ricordare come fossero cose complete? Ma chi sei tu?

- Ah, ti interessa quello che faccio, Alcor? E da quando?

- Da sempre. Mi interessa quello che fai, il tuo lavoro. Davvero. Dimmi ad esempio di quella nuova associazione di cui mi parli spesso, come si chiama....?

- Non è un'associazione, è team di lavoro.

- Ah, sì, il team di lavoro...

- Se ti interessa davvero quello che faccio, potresti anche chiedermi qualche volta come vanno le cose. Potresti farmi delle domande, darmi l'impressione che davvero vuoi sapere qualcosa. Invece no, niente, stai lì, col tuo sguardo fisso verso gli alberi. E non ti importa di nessuno, neanche di me. Ti preoccupi solo di te stesso.

- E invece no! Io voglio sapere tutto. Voglio che tu mi racconti spontaneamente, non voglio farti domande.

- Ma come faccio a raccontarti la mia vita se ogni volta che ci provo il tuo sguardo si piega verso il basso. Me ne accorgo quando non te ne frega niente, quando respingi le parole degli altri come se stessi passando uno straccio per levar via la polvere dalla tua concentrazione sui tuoi problemi.

- Ma no, io voglio sapere tutto, conoscere, esserci.

- Ah, tu vuoi sapere tutto, vuoi conoscere? Tu non vuoi sapere nulla, tu vuoi solo assicurarti che quello che faccio e che penso sia di tuo gradimento. Non ti interessa nulla delle mie cose.

- Cosa hai fatto oggi?

- Quanto sei indegno, davvero! E tu invece, perché tu non mi racconti mai nulla di te, delle tue cose, delle tue belle riunioni. Che cosa stai facendo della tua vita? Della nostra?

- Ma... veramente a me non capita nulla di importante, va sempre tutto in maniera uguale, non cambia niente, non succede niente... che cosa vuoi sapere?

- Ah, vuoi che io ti faccia domande, mentre tu vuoi ricevere confessioni spontanee? Ma non ti sei sempre rivolto in maniera scontrosa agli interrogativi? Non hai sempre detto che sembravano indagini inopportune, che sembravano "odiosi visti di conformità da parte di estranei", quelle domande sul "che hai fatto oggi", o "come è andata la tua giornata"? E tutte quelle volte che ci permettiamo di commentare, ci aggredisci facendoci credere un lusso l'aver appreso una qualunque notizia sul tuo conto, un lusso estremo che non può spingersi fino al commento per non eccedere nella grazia sociale di considerarti uno di noi...

- Va bene. Ho capito. Non mi importa nulla di quello che hai fatto oggi. Da me cosa vuoi?

- Che cosa c'è in quel tuo "niente"?

- Niente. Forse.

Riunioni

- Ma mi si nota di più se vengo e non prendo la parola, o se non vengo per niente?

- Tranquillo Alcor, l'hanno rinviata.

giovedì 16 aprile 2015

Il metalmeccanico neomelodico

Attraversavo una strada che un organo di governo di cui faccio parte ha dichiarato a traffico limitato durante il week end e durante l'estate.

Lo stesso organo di governo di cui faccio parte ha altresì stabilito che durante i giorni feriali il transito veicolare dovrà avvenire a velocità molto bassa per consentire, ad esempio, ai difensori della salute mentale pubblica come me, di litigare serenamente sui social mentre si attraversa la strada in questione, con la dovuta e sacrosanta distrazione da polemica, senza ritrovarsi falciato  via da una golf grigia con assetto ribassato e vetri oscurati.

E dopo essere stato graziato dal fato, mentre uscivo sconfitto dalla sfida immane di far comprendere a un grillino che l'avanzo di amministrazione in un comune non è propriamente un vanto, ho osservato il mio boia mancato al volante del suo veicolo. E l'ho sentito nitido e inconfondibile, così fermamente affogato nell'aria da scoraggiare l'effetto doppler: il neomelodico a palla.

E non ti ho odiato. Ti ho invidiato. Ho invidiato la tua battaglia personale sconosciuta che conduci dentro, perché qualunque sia la tua trincea, figliolo, è splendida. Per te non provo rispetto, provo infinito amore, perché rappresenti la meta ultima di libertà a cui ogni essere umano assennato dovrebbe tendere: il nulla.
Ho visto la tua busta paga da metalmeccanico, leggera e sicura nonostante la fiom, nonostante il jobs act.
Nella tua splendida spaccata automobilistica nel corso, sulle note di Gianni Celeste, ho visto lo stato intermedio che separa l'essere umano mediamente incasinato dal massimo dei possibili stati della libertà: il cane randagio che caca per strada.