domenica 19 maggio 2013

Una Coscienza a portata di mano

C'era una volta R.

Una mattina si svegliò in un'umida casa di montagna. Aveva dimenticato la sveglia attiva per ricordare a se stesso che c'era sempre qualcosa da fare. Poteva percepire l'avanzata eel giorno pur non avvistando alcuno spiffero di luce dalle fessure degli antoni in legno. Quella stanza apparteneva a qualcuno di cui provava a ricordare l'odore.

Al buio tentò di ritagliare sagome intorno alla sua veglia, per decifrare la sua esatta posizione e scoprire dove fosse collocato l'uscio di quella stanza dalle pareti viola adornate. La trapunta era fredda, e le lenzuola attorcigliate in maniera disordinata sotto la schiena premevano in maniera fastidiosa sotto la sua pelle.

Un indolenzimento in corrispondenza della sua ascella sinistra gli ricordò che non la nottata era trascorsa lontano da casa.
Un tizio egiziano gli aveva offerto dei biscotti durante il viaggio, ma lui rifiutò perché i suoi occhiali da sole in ore notturne non gli consentivano di paragrafare le intenzioni sospese li in fondo, ad una breve e invalicabile distanza.

Poggiò la sua mano sul letto madido per sollevarsi.
Una impronta di sangue fu stampata dal suo palmo su quella superficie,  e un'orda di barbari echi gli attraversaroni la mente.
Portò le dita alla bocca per riconoscere la fonte della ferita e s'accorse di un taglio superficiale sul suo costato destro.

Allora s'alzò pronunciando il suo astratto nome. E con quelle dita tracciò un segno sulla porta che il sole non potè rimuovere.

Scrisse per lasciare una speranza a lui invisa. La speranza che nel luogo in cui ogni evento è stato possibile, nel luogo segnato dalla culla di ogni proposito fossero ancora presenti le tracce genetiche di una creatura che la natura aveva selezionato come invalida, condannandola alla sua prematura estinzione.
I resti di quel rigetti avrebbero consentito alla sua coscienza di riabilitarsi con il nome della stella nota agli sguardi acuti.
La melodia di parole dettate da una mente migliore e immacolata avrebbero ricucito le fibre di un'entità corrosa dalle percosse dei giorni infausti.

Aprì quella porta e vi scorse un tavolo in fondo alle scale. Vi era un vassoio con biscotti umidi e soffici. Non li assaggiò preferendone il profumo.  Ne raccolse un pugno di molliche residue a pasti marginali.
E svuotò le mani in un cortile bagnato.dalla pioggia.

L'acqua bagnò i capelli e un ricordo li sfiorò.
Tornerò, si disse.

lunedì 18 febbraio 2013

OST

- Alcor sei felice?

- Quando Philip Glass scriverà una musica per me, sarò felice.

sabato 9 febbraio 2013

Ucronia

Lei gli si accostò, consapevole che sarebbero state le loro ultime parole. Lui le prese la mano sinistra e cominciò a guardarle le dita.

Fece intuire di volerle dire qualcosa di molto riservato, così lei si avvicinò ancor più a ridosso della sua bocca. Potette ascoltare le sue parole sottili per lo scarso fiato che soccorre il giusto coraggio per pronunciare domande lunghe un'intera età.
Le accarezzava il penultimo.

- che cosa nascondi?

- che importanza ha ormai? Stai morendo.

- è da tutta la vita che sto morendo. Che cos'è questo?

- è una promessa non nostra che andava al di là di ogni cosa. Non tutta la mia vita ti sarebbe appartenuta.

- c'è mancato poco che tutto questo non sarebbe accaduto mai. 

- è come scegliere di perdere un treno.

- siamo stati vittime di una coincidenza, ogni attimo è una fecondazione bizzarra.

- è stato ciò che è riuscito a sopravvivere.

- ma noi non moriremo mai del tutto.

martedì 5 febbraio 2013

Self-power

- Alcor, dimmi qualcosa.

- Vota Bersani.


Il tutto nella completa noncuranza della reazione. Questa è convinzione pura. Una missione. La vendetta di dio sugli uomini. Vendicarsi di cosa? Del sorpasso dell'uomo ai danni di dio. 

lunedì 28 gennaio 2013

Il peso del fumo

Avevo smesso circa un mese fa. Niente più monete da introdurre in quelle maledette macchinette self service delle stazioni di servizio.

Niente più mal di gola appena svegli. Qualche scrocco qua e là. Persino la voglia di tornare a correre e darmi un tono.

Stamane invece ci sono tornato, da lei, dalla mia sigaretta..Ci sono tornato tre volte. Complici un paio di notizie incoraggianti da dover immediatamente condividere con qualcuno e allo stesso tempo con nessuno. 

Perché è questo, in fondo, una sigaretta. Lasciarsi andare a qualcuno e nessuno allo stesso tempo, arginando ogni intento di cedevole donazione.

Ci sta, dopo una separazione recente. Come quando molli da poco una che ha condiviso una buona parte del tempo della tua vita. Dopo un po' vien voglia di tornare per brevi isolati istanti, per appagarsi un po' mediante essa. Perchè la brusca interruzione crea qualche scompenso, e malgrado la voglia di liberartene, di spegnere quella persona dalla propria vita, può essere faticoso rinunciare a quelle scopate garantite.

E allora magari ci torni, dopo un po', per l'ultima volta. Magari col pretesto di dare a quella dimensione una possibilità di resuscitazione, che non è altro che mero istantaneo usufrutto.
Tenendoti stretto un piacere vissuto con qualcuno e nessuno allo stesso tempo.

E stamane ci ho scopato 3 volte, con la mia sigaretta.

sabato 26 gennaio 2013

2020: crociata nello spazio

La mia crociata contro il "sabato sera" prosegue senza sosta, e se ci fosse una voce narrante senza inflessioni dialettali, la mia vita di queste ore sarebbe un documentario di super quark dal titolo: scoglionamento da week-end.

I colleghi di partito tentano di trascinarmi in una sagace discussione online circa l'utilizzo del noto brand "2020" per caratterizzare la nascita dell'ennesima sottomarca del pd da piazzare elettoralmente in questo roboante 2013.
E dopo qualche minuto la domanda che sorge da parte di qualcuno è la seguente: ma che minchia è 2020?
L'agenda di Lisbona non ha centrato nessun obiettivo, e se il 2020 gregoriano arriverà tra 7 anni, il 2020 europeo non arriverà forse mai.

Il vero problema di questa merda di crisi è che ha limitato il mio  giro d'affari al punto da costringermi a restare ancora ospite ingombrato nella dimora familiare, pur avendo raggiunto l'intollerabile soglia anagrafica della trasmigranza domiciliare, ed il raggiungimento della libertà provvisoria, in luogo dell'attuale libertà vigilata.

E così il documentario prosegue nella narrazione in cui si odono i nervosismi paterni, espressi mediante veementi perplessità sull'esatto punto di cottura delle seppie ripiene con pan grattato e formaggio. Tensioni certamente imputabili all'aver depositato i propri risparmi su un c/c della Monte dei Paschi, e all'aver investito notevoli somme in BOT a 1 anno che non renderanno un cazzo.

Vabbè che c'hai un profilo di rischio pari a quello di un criceto nella gabbia con la giostrina rotta, ma cristo, tutti quei tg1 economia???? Dopo aver udito questa scellerata notizia, ho cominciato a sperare che lo spread torni a salire, finanche ho meditato di votare Tremonti.

A tal proposito, il massimo di campagna elettorale che un consigliere comunale annoiato come me può fare, in questi giorni di porcellum, è spiegare allo zio disinformato la differenza che sussiste tra la scheda bianca, la scheda nulla, la scheda con un enorme fallo tratteggiato in calce, il non voto, il voto a silvio, il voto a monti, il voto al mio partito... va be', due palle.

Intanto, mio fratello palestrato ansima notevolmente e sbuffa rumorosamente per aver appena terminato una sessione di addominali extra che solitamente non pratica nei luoghi domestici.
Credo stia tentando di smaltire la rabbia di una settimana di vacanza in egitto con zoccolona incorporata che rischia di saltare per la sagacia di scegliere una simile meta giusto nel periodo di recrudescenza della primavera araba. Come dargli torto, se ci fosse ancora Mubarak, non avremmo di questi inconvenienti.

La mia ragazza mi mostra felice un importantissimo video circa un centro di recupero per cavalli maltrattati, e intanto odo sollevarsi ancora più nella mia mente l' Aria sulla IV corda di Bach....

... e mi chiedo, in questo disperato sabato dai piedi freddi, da scatolette di tonno e insalata scondita e tozzi di pane integrale, mentre la televisione nel tinello trasmette un vergognosissimo film con massimo boldi nella sua versione per non udenti (nella fattispecie, i miei, che hanno il volume impostato a 250/100), che mi desta furente l'odio verso la cadenza lombardo/veneta (pur avendo la zita lombarda)... e mi chiedo, dunque, come cazzo abbia fatto l'Italia a rendere apprezzabile uno come massimo boldi, e poi... che minchia vuol dire mai "2020"?


giovedì 24 gennaio 2013

Out Out

Le ultime cose che ho scritto fanno davvero pena, a parte l'avvincente episodio di una sega giustiziera della notte.
Occorre chiedersi se non sia necessario provare a scrivere qualcosa di diverso da una pippa sul perchè si scrive o non si scrive. A ben vedere sto per impipparmi anche adesso.

Ma  io ho cominciato a scrivere in una fase di risorgimento la bellezza di 6 anni fa, con alterne fortune. E per me ha rappresentato tanto, forse tutto. E non tutte quelle cagate da centrometristi della crisi esistenziale, o del sottoprodotto grafomane dell'astinenza da svuotamento della sacca scrotale. A tratti questa dimensione ha assunto contorni che hanno fagocitato tutte le altre vie di espressione normali per un umano medio di caratura insignificante.
Ma quando ad un certo punto ti pettini come alcor, ti vesti come alcor, magni come alcor, pisci come alcor, rispondi male alla gente come alcor, ti imputtani la vita al solo scopo di poter esaltare il tutto con quattro mirabolanti frasi su un blog disabitato, la cosa comincia a scadere nel patologico.

E lo è stato, patologico. Il bilancio di questo pasticciaccio nel suo periodo di massimo splendore nel recinto limitato di una community di provenienza (splinder), son stati il prosciugamento dei miei risparmi, la presa di coscienza che fare il ricercatore sarebbe stato l'equivalente di un'evirazione, tre o quattro fellatio guadagnate, l'illusine di poter apparire interessante, una temporanea via d'uscita dall'onicofagia alternata al fumo intensivo, ed infine mi ci son anche fidanzato grazie a 'sto blog del cazzo.

Poi il vuoto più vuoto e la necessità di sloggiare e ricominciare. Un bisogno sempre vivo ma mai assecondato nelle giuste dimensione.
Capita anche di beccare saltuariamente qualche frequentatore di quella sporca dozzina che ha prese parte a quella terapia di gruppo mascherata da estro e creatività, e una sorta di depressione latente è il minimo comune multiplo che si percepisce da una breve analisi del precipitato di queste vite che procedono senza contatti.
"Ma scrivete, cribbio, scrivete", suggerisco loro, spiegando le ragioni di uno sport liberatorio da assumere come terapia di convalescenza permanente dopo l'urto di una guerra quotidiana. La verità è che sono un bugiardo malefico, perchè sono io a ad aver bisogno di loro.
Il bisogno di ricostruire un presepe dove la storia si ferma, e far rinascere gesù bambino all'infinito, e mantenere gli attori nella stessa posizione a prosueguire i loro racconti, talvolta così ben scritti, senza fine. A scavare goliardicamente e sarcastcamente 'sto pozzo becero che è l'animo umano alla ricerca di non si sa che cosa. Il tutto nella semplicità di un fine a se stesso.

Perchè è da questo confronto permamente che mi son nutrito e mi sono ononisticamente dato un tono  con il quale riuscire aa riconoscermi. E nella lunga e lenta fase di autodistruzione incerta che permea l'esistenza, rinascere in una forma propria e autonoma ha rappresentato un fittizia ma divertente salvezza.
E vai così: pettinarsi come alcor, vestirsi come alcor, magnre come alcor, pisciare come alcor, rispondere male alla gente come alcor. Esserlo senza alcuna distinzione.

E se la didascalia sul copione mi suggersice di non nutrire alcuna speranza sulla qualità dell'umanità, ecco, lo registro senza colpo ferire.

E chi se ne frega del pubblico. La benzina non è mai stata il consenso di cui pure ho ampiamente goduto, no, il carburante è stata la compulsiva lettura di quanto producevano queste anime disperse nella lora naturalezza, nella loro così splendida insostenibilità del crescere.

Che quattro o cinque cazzatelle per un volumetto ci starebbero anche bene, ma questa indolenza a rifiutarsi di completare il giro è proprio disarmante. E ad un certo punto, quando si hanno trenta anni suonati, diventa una sorta di baluardo identitario e incorruttibile.

- Preferisci il mare o la montagna, Alcor?

- Mah, non so né nuotare né sciare...

- I boschi allora...

- Meglio il salotto.

martedì 15 gennaio 2013

Strisce gialle

Il concetto di fondo è il seguente: traferire la libertà in un alveo esclusivamente introspettivo, amplificarne i recinti angusti, e le pareti strette. Pescare la forma dell'inesorabile dal secchiello in cui possiamo conservarla, e riscoprire la fuga come atto di presa di coscienza per dominare il mortifero inesorabile.

Ma la fuga non è intendersi unicamente come atto di ribellione e contravvenzione alle convenzioni (steccati) dell'umano persistere. La fuga è l'accendere la luce sul cammino, la fuga è una chiave interpretativa. La fuga è un confronto a doppio binario con se stessi e con gli altri. La fuga è voler misurare le distanze provocate dall'incursione di migliaia di variabili impazzite.

Una riscoperta in cui anche l'immobilismo appare dinamico su una traiettoria costante, sapendo che tutti i tragitti terminano "inesorabilemente" verso un muro. Si può decidere di correre o di restare immoti su un pianeta destinato a collassare.

Ok,  ho finito di recensire le idee di una notte insonne, insidiata dai malware della mente, a proposito di una storia che vorrei essere bravo a saper scrivere.