martedì 31 luglio 2007

The Wall - In the Flesh?

So ya
Thought ya
Might like to go to the show
To feel the warm thrill of confusion
That space cadet glow
Tell me is something eluding you sunshine?
Is this not what you expected to see?
If you'd like to find out what's behind these cold eyes?
You'll just have to claw your way through the
Disguise


Waters







Traduzione ed interpretazione by Alcor


In Carne ed Ossa?

Così tu,
Tu pensavi
Di poter andare allo show
Sentire il caldo brivido di confusione,
Quella sognante euforia.
Dimmi, c'è qualcosa che sfugge alla tua percezione?
Questo non è ciò che ti aspettavi di vedere?
Se vuoi scoprire che cosa c'è dietro a questi freddi occhi
Dovrai soltanto scavare con le unghia la tua via attraverso
Questa maschera.


The Wall

Attendevo con ansia questo momento... Ma stavo aspettando il periodo più opportuno. Ieri ero in piena crisi esistenziale... rileggere Sartre stanotte mi ha convinto, è giunta l'ora. Di innalzare il mio muro. Di capire cosa si cela nel lato oscuro della luna. IL MURO. Ma non quello di Sartre, quello è un altra cosa. The Wall non è un album di canzoni, l'hanno definita un'Opera Rock. The Wall è molto di più, la summa del pensiero Watersiano, un viaggio nel rapporto tra un "bleeding heart" e il mondo. Alienazione, incomunicabilità, inettitudine, follia, rabbia, psicosi, rivolta, intima frustrazione che si trasforma in odio sociale, misantropia che conduce al male totale, il fascismo. Il percorso comincia da qui, dal rapporto fascista tra un cantante ed il suo pubblico. L'artista, la sua figura, la sua coscienza e la sua storia. L'arte non crea eletti, crea cuori che senguinano che sanno scandagliare il fondo dell'anima alla ricerca inutile e infinita di risposte ai legami che tengono stretto l'uomo al mondo ed a se stesso. Una gabbia, direbbe Sartre, ma anche una prigionia che protegge. Alla fine del viaggio di The Wall, ci sarà la sentenza finale, ossia la punizione più aspra, la libertà dal muro, e la necessità di aggrapparsi alla vita, senza alcuna protezione.

The Wall è un doppio album del 1979 scritto interamente da Roger Waters, con qualche collaborazione di David Gilmour e Bob Ezrin. Nel 1982, il regista Alan Parker ne ha tratto un film capolavoro. Con le struggenti animazioni di Gerald Scarfe e Bob Geldorf nel ruolo del protagonista Pink, trasposizione di Waters nel film. Waters fa tutto il resto.


Nell'immagine: locandina del film The Wall, Roger Waters, 1982 - regia di Alan Parker.


Inizia così, la storia di The Wall, con un concerto nel 1978, il tour "In the Flesh?" dove venivano proposti i brani dell'album "Animals". Waters mentre suonava veniva disturbato da un fan che voleva a tutti costi salire ad abbracciarlo sul palco. Lui, infastidito, commise un gesto ignobile e "tremendamente fascista" come ha dichiarato egli stesso. Prese la mira, gli sputò in un occhio.
Un gesto che sanciva la distanza tra la band di artisti ed il pubblico, e la totale alienazione che si cela nell'arte. Quel gesto turbò la mente Waters che soffrì molto, ma ispirò un capolavoro The Wall. Che inizia così, con un artista frustrato, fascista, acclamato da una massa informe di gente livellata dal pensiero unico.

Bob Geldorf, interpreta Pink, il protagonista del film The Wall. Tratto dalla scena In the flesh? - part 2.

Così parte il ciclo dedicato a The Wall, in questo post ho parlato dell'origine, di "In the Flesh?" nel prossimo metterò solo il testo, la traduzione ed il video. Negli altri anche i miei commenti e le recensioni.  Così spero di fare per tutti i brani di The Wall. Ovviamente non parlerò soltanto di The Wall in questo blog d'ora in poi, ogni tanto ci ritornerò. L'esistenza ha molte pagine da sfogliare. Tante cose si muovono sotto il cielo.

domenica 29 luglio 2007

sabato 28 luglio 2007

Comptine d'un autre été

Ogni viaggio nella propria coscienza è attaversare una dimensione senza tempo, senza alcun sostegno a cui ancorarsi, respirare e ripartire. Non ci si può fermare ad esplorare una terra sconosciuta, oppure un angolo della memoria che come un'iceberg va alla derìva verso l'oblìo. Come guardare le stelle, un viaggio dove passato e presente non contano. Dove la vita è un'immensa pianura che non si può calpestare, che non può essere solcata a piccoli passi in punta di piedi. Si può solo volare. Una pianura che non conosce inizio né fine, senza orizzonti, dove ricordi e presenze, illusioni e speranze colorano lo stesso cielo. Profumano della stessa fecondità. Comptine d'un autre étéLe fabuleux destin d'Amelie Poulain,  l'ascoltate qui a sinistra. Con una toccante animazione che riesce a tradurre molto bene l'anima di quelle note in una metafora di vita vissuta. Il pianoforte pone le ali per il volo mistico e nostalgico. L'anziano che attraverso quella melodia incrocia le sue dita con il ricordo della donna scomparsa, che lo bacia delicatamente; che riesce a stringere la mano di un amico morente nella loro guerra; che torna a scartare la semplicità di un dono ricevuto da piccolo, con cui torna a saltellare nell'incedere della melodia, e con cui saltellerà anche il giovane nipote. Colui a cui spetta l'ultima nota, richiudendo il cerchio e l'armonioso ondeggiare della vita. Tutto può rinascere a partire da un ricordo e tutto si conclude così com'era iniziato. Senza orizzonti, origine o conclusione. L'ho gia detto, non conclude la vita. Possiamo davvero essere infiniti, un infinito che alla ragione ha il sapore del nulla. Qualche giorno fa' pubblicai un post con l'immagine di una mucca, Infanzia lontana ineffabile. Perchè talune sensazioni che si covano dentro non hanno perimetri semiotici con cui poter essere esternati. Parlarne significa banalizzarli, distruggerli, sporcarli. Possono uscir fuori con una lacrima, uno sguardo, un silenzio interrotto dal pianto d'un bambino. Solo qualche immagine è nitida. Una stradina di campagna senza asfalto, senza luna. In una valle dove la notte attingeva freschezza dai boschi all'orizzonte. Limpida e silente, avulsa ai bagliori cittadini. Una piccola altura racchiusa in una sfera di stelle che lentamente si accendevano agli occhi, via via che l'oscurità avvolgeva le pupille contente. "Guarda l'Orsa Maggiore, la vedi?" - "No, nonno non la vedo..." - "Quella lì, le sette stelle che assomigliano ad un carro, lo vedi il carro?" - Silenzio - "In direzione del mio dito, quella stella da sola, là, quella è la Stella Polare, non tramonta mai, tutto il cielo gira intorno a lei" - Silenzio e stupore, per il cuore del cielo.
Fu l'ultima estate. Di lì a poco la morte sarebbe venuta a far visita in quella valle, ed io non avrei più attraversato quella strada senza asfalto.
Ora io conosco i nomi di tutte le stelle, per richiamarle mentro sorvolo la pianura della coscienza, riaccenderle e riconoscerle tutte uguali per sempre. Vidi un film tempo fa' dove si diceva che quello che ci aspetta dopo la morte non è né paradiso né inferno, solo una proiezione di ciò che abbiamo desiderato o temuto durante la nostra esistenza. Se davvero è così, allora tornerò a ripercorre quella stradina di notte, per cospargermi davvero di eterno. Sarà la poesia di un'altra estate, la Stella Polare non tramonta mai.
è la colonna sonora ideale per questo mio viaggio, composta da Yann Tiersen per la colonna sonora del film di Jean-Pierre Jeunet,

venerdì 27 luglio 2007

Mappa del cielo - Roma 27/7/2007 ore 00:00

La mappa cambia colore, il cielo è più chiaro c'è la Luna. E a me non piace.



Ieri notte qualcosina l'ho vista. Il cigno è allo zenit, cioè il punto perpendicolare più alto rispetto al piano dell'osservazione. Molto basso Giove, e lo Scorpione pronto al letargo. Anche il Sagittario si avvia lento al tramonto. Bene vedevo Fomalhaut (Pesce Australe), a Sud-Est. Ad Est comincia a levarsi la costellazione dei Pesci completamente, ma poco luminosa. Io scorgevo già l'Ariete nei pressi di Pegaso e Andromeda che volteggiano già molto alti. Sempre ad Est, nella mappa non si vede, ma verso l'01:00 potrete ammirare l'alba di Marte. Una lancia rossa che punge il cielo. Stupenda, sembra una ferita sanguinante della notte. Perseo è già alto e poco più distante anche Capella (Auriga) comincia a vedersi più chiaramente.

giovedì 26 luglio 2007

If

Se fossi un cigno volerei lontano,
se fossi un treno giungerei tardi,
se fossi un brav'uomo,
ti parleri più spesso di come ho fatto.

Se fossi il sonno, potrei sognare,
se fossi la tristezza, mi nasconderei ai tuoi occhi
e se dovessi impazzire,
ti prego, non conservare i tuoi ricordi nella mia mente.

Se fossi la luna, sarei indifferente,
se fossi una regola, la cambierei,
se fossi un brav'uomo
avrei capito gli spazi tra le persone.

Se fossi la solitudine, piangerei
se fossi una casa, conserverei il tuo sorriso,
e se dovessi impazzire,
lascia che io continui a giocare accanto a te.

Se fossi un cigno, mai più tornerei
se fossi un treno, deraglierei verso il mare
se fossi stato un brav'uomo
ti avrei portata con me.


Alcor
(tratto da If, Roger Waters in Atom Heart Mother, 1970)

mercoledì 25 luglio 2007

Lullaby

Ahia... un meteorite mi ha appena colpito il cervello... mi sono ricordato che in questo blog devo parlare di Alcor e non di Mizar, devo parlare dell'anima e non della porcheria che già devo sorbire ogni giorno. Ho errato, chiedo scusa. Mi tocca correggere il tiro per oggi. Lo faccio con un sentimento prezioso di cui parlo poco proprio perchè prezioso, ed è l'amore. Lo faccio con una canzone bellissima, dolcissima, e che mi piace suonare con la mia chitarra acustica.







Fateci sognare...

... fuori dalle balle!


Parafrasando un gentile invito di Beppe Grillo rivolto al baffettino a sinistra in occasione dell'affare Unipol, che a noi di sinistra fa incazzare di brutto!

Non se ne può più.

Abbiamo atteso cinque maledettissimi anni per poterci  togliere davanti ai testicoli  l'approvazione delle leggi vergogna ad personam, le leccate di culo a Bush, la legge Gasparri, le parrucche della Moratti, le tresche amorose di Fini, i tentativi di beatificazione per Previti e Dell'Utri, le incursioni televisie tragicomiche di Elio Vito e Cicchitto, il conflitto d'interesse, talmente ridondante nella mia mente che temo di avercene uno anch'io, ma non mi ricordo dove l'ho messo, dev'essere dietro al quadro di Gramsci che trionfa nella mia stanza. Cinque anni di emozioni tra il 2001 ed il 2006, dove non sapevo se studiare o se andare ai girotondi di Nanni Moretti. Ero ossessionato, alle foto ricordo della mia laurea di I livello mi stava venendo di fare le corna alle spalle di mia zia. Alla proclamazione del mio 110 e lode stavo rispondendo al presidente con un "cribbio", avendo visto la sua toga, pensavo si trattasse di un giudice "rosso" persecutore di gente onesta che lavora per riciclare qualche miliardo di euro in conti offshore, e per un attimo non esultavo dedicando alla platea il mio dito medio. Ho vissuto anni sotto la possessione del demone di Arcore, a chi mi chiedeva, ma è giusto ridurre le tasse? ridurre le tasse! aumentare la spesa e fare i condoni? La via più sicura per morire tutti di fame e provare finalmente a perdere qualche chilo di troppo. All'esame di Demografia mi fu chiesto un parere sulla Bossi-Fini, e stavo per vomitare la colazione addosso a quella biondona della prof.... e poi, perchè all'esame di Filosofia Politica mi chiesero cosa ne pensassi della Lega Nord! A me la Lega Nord??? E le lezioni di Diritto Canonico, quando ebbi un  diverbio con la prof (giovane, carina, col difetto forse di far parte dell'Opus Dei), sugli interessi economico-politici della chiesa camuffati da arretratezza culturale. Io che sostenevo la vittoria alle primarie del compagno Nichi Vendola, noto omosessuale comunista, diventato presidente della regione Puglia... Ancora lo ricordo poi quel 16 ottobre, quando andavo a racogliere tutti i passanti per strada per portarli a votare zio Romano alle primarie...di tutti quei milioni, un centinaio sono MIEI! Ricordatelo Mortadellone del cavolo che lasci i giovani ricercatori senza soldi! Come cazzo la risollevate l'Italia senza ricerca? Con Rosy Bindi&Livia Turco? Ma vaff.... Che bella la campagna elettorale, ad esultare come un ultras alle varie figure di merda del Berlusca nel confronto in tv con lo zio Romano. Avevo allestito un maxischermo nella sezione dei DS, con la foto di Berlinguer che voleva cader giù dal muro e provare a morire di nuovo dinanzi a quella parata di indecenza intellettiva che si offriva all'Italia affamata di sterco mediatico. Tanta birra, per dimenticare...  poi  una sera di fine maggio.  Non credevo ai miei occhi, abito nuovo, cravatta, capelli leccati, ero commosso dall'idea di compiere il mio sacrosanto e intoccabile diritto-dovere da cittadino di recarmi alle urne. Da "Coglione" modello la mia matita barrava la figura dell'Ulivo in modo che nemmeno un'invasione di neutroni dalla nebulosa del Granchio avrebbe cancellato la mia volontà popolare. Sinceramente non mi fregava niente della schifosa legge elettorale, avevo in mente solo una cosa, LA LIBERTA'. Ero pronto ad urlare come William Wallace, ma preferii bighellonare tra i seggi ad accertarmi che tutti fossero attenti, convinti e soprattutto numerosi per la svolta. Avete capito grandi ministri del mio scroto? Se io non mi fossi mosso, altro che 24.000 voti di differenza! La sera del verdetto ho patito, stavo anch'io per accendere una canna, non era la prima, ma era come se lo fosse, perchè per la prima volta c'era un motivo valido. Quel divario che all'inizio della sera era esaltante, pian pianino si assottigliava sempre più. Corrispondentemente si allargava il sorrisetto beffardo e brutto di Vespa che leggeva i pizzini in tv con gli ultimi dati. Un attimo, Fassino arriva in conferenza stampa, dice che abbiamo vinto ma sembra stia per morire peggio del solito, ha perso altri 7 grammi. Alla Camera abbiamo vinto, vabbuò, e poi.... e poi... ehi! Vi state dimenticando del Senato? Piero, il Parlamento comprende anche il Senato! Lo so che non serve a niente, ma c'è! La fiducia serve anche lì! Di perfetto in Italia c'è solo in bicameralismo, un modo cordiale per dire che ci sono due organi uguali e inutili che fanno le stesse cose.
Ho patito, sofferto, pianto, però alla fine è nato il governo Prodi, che parto tribolato... mi sembra di averla fatta io la gestazione, io e qualche altro milione di militanti incazzati dalle stronzate che state facendo. Soddisfazione moderata, a parte Mastella, può andare. Beh, finalmente l'economia potrà ripartire, la scuola, l'università, la GIUSTIZIA, le liberalizzazioni, la morte delle raccomandazioni e i privilegi... equità e giustizia. E il conflitto d'interesse. E invece? A parte Bersani? Non il cantautore, quell'altro... ma che cazzo state facendo? Lo sapevate che non lo potevate togliere lo "scalone" perchè dobbiamo pagare i danni dei vari CraxiAndreottiForlani, ma perchè cazzo avete illuso la gente? Erano 800 pagine di programma, credevate che io non le avessi lette? Ho letto il Signore degli Anelli in due giorni, e sono oltre 1000 pagine, che vi credevate! Io vi controllo! Ho trascorso un'estate a raccogliere firme per una legge di inizativa popolare sulle politiche giovanili, che fine ha fatto? Avete messo una ministra al ramo, la Melandri, che di essere bona è bona, ma perchè ci siamo accorti di lei quando si doveva tentare di punire Moggi, e non si sapeva come fare, visto che in Italia ci siamo dimenticati di come punire i truffaldini.
Tanti problemi, tanti casini, e D'Alema vuole sognare? Consorte, l'Unipol, Gnutti, Ricucci? Anna Falchi? Ma vaffanculo! Per un attimo sono stato tentato da gettare la mia tessera DS nel cesso. Poi è apparso l'Arcangelo Partito Democratico e mi ha parlato. Mi ha svelato i tre segreti di Yalta: 1. è un'altra presa per il culo; 2. voi giovani sarete tenuti comunque alla larga; 3. ma perchè cazzo non ti sei iscritto a Forza Italia? Lo sai che avesti avuto lo stipendio a quest'ora! A quel punto ci ho pensato ma l'ho mandato a fanc..o. Perchè io vivo di ideali. E di quella classica sfiga di sinistra. Walter, aiutami tu, ti prego....


martedì 24 luglio 2007

Tutto fuori, vagabondo...

Non conclude


[...] Nessun nome. Nessun ricordo oggi del nome di ieri; del nome d'oggi, domani. Se il nome è la cosa; se un nome è in noi il concetto d'ogni cosa posta fuori di noi; [...] ebbene, questo che  portai tra gli uomini ciascuno lo incida, epigrafe funeraria, sulla fronte di quella immagine con cui gli apparvi, e la lasci in pace e non ne parli più. Non è altro che questo, epigrafe funeraria, un nome. Conviene ai morti. A chi ha concluso. Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest'albero, respiro tremulo di foglie nuove. Sono quest'albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo
[...] Volto subito gli occhi per non vedere più nulla fermarsi nella sua apparenza e morire. Così soltanto io posso vivere, ormai. Rinascere attimo per attimo. [...] perchè muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e  senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori.


tratto da Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila1925. Ed. Mondadori.

Nell'immagine: René Magritte, L'uomo e la notte (L'homme et la nuit), 1965. Tempera 26 x 35 cm. Collezione privata

domenica 22 luglio 2007

Alcor's Psychedelic Afternoon

Ho innaffiato i miei timpani e posato lentamente il cervello su un vaso di immagini e visioni rifratte dal tedio. Ho riannodato il laccio con la sublime freschezza dell'assoluto. Una strada si divaricava tra le angoscie che popolano gli anfratti del pensiero. Là dove nulla ha il sapore del vero, del dimostrabile, solo l'acre aroma di una mistura di ricordi dispersi. L'incanto mi offende, la mèta mi tradisce, una nota mi accoglie e mi cinge la milza d'un cilicio rovente. Un albatro si inarca lontano e ghermisce i miei occhi. Orbite vuote, ora non posso guardare al di là di nulla. Ed un sonno dipinge piano le mie membra sfiatate. Appoggio la mano alle nuvole. Non posso cadere, nel nulla non conoscerò dolore e lividi. Riposerò nel vento, e conoscerò.







A Saucerful of Secrets (1968)

PINK FLOYD - LIVE AT POMPEI 1972

sabato 21 luglio 2007

Indolenza

Non ho voglia. Ho le spalle flagellate dal Sole, le orecchie devastate dal chiasso di un intero giorno trascorso al mare, scaraventando me stesso sulla battigia, con i capelli immersi nella sabbia bagnata, e le onde che a tratti s'impadronivano del mio volto. Ho gli occhi arrossati  e stanchi. Non posso stare al Sole  nelle ore più calde, eppure non mi sono mosso un momento. Ho atteso che il tempo facesse quel che voleva di me. Ed io indugiavo lasciandomi andare. Ignaro delle presenze circolanti intorno, e delle loro buffe voci spensierate. Non avevo voglia. Pensavo a cosa cavolo poter scrivere oggi e non trovavo nulla. E non ho avuto voglia neanche al mio ritorno a casa. Sarei rimasto come uno scoglio a farmi lentamente divorare dalla marea. Mi sarei voluto sciogliere, diventare parte di quella melma invisibile nella quale nuotano bimbi festosi. Quella che scopri guardando la superficie dell'acqua  controluce. Si capisce perchè, alzi gli occhi ad oriente e vedi l'orizzonte e l'aria stuprati dalle fiamme industriali. Ma io non guardavo, non ne avevo voglia, e non ne voglio più avere. Digiuno e leggero sballottato quà e là dalle bizze del vento, appeso ai rovi della sterpaglia che cingono la civiltà della spiaggia. Oppure rotolare più in là fino alla ferrovia, partire lontano, ed essere straniero. Accidenti, non ho voglia di pensare proprio niente, sfibrarmi come polvere al calare del Sole che mi ha arso la schiena. Come un dipinto in chiaro scuro col carboncino o la grafite, che si sfalda agli aliti del fiato. La terra respira il suo fiato, la tempesta mi afferra la mente, ed io non ho voglia. Non ho voglia d'alzarmi dalla nera poltrona, di separarmi dalle scartoffie che popolano la mia scrivania, dai mille oggetti che reprimono l'accessibilità ai volumi della mia libreria. Mi chiamano, non sanno che non ho voglia. Ah, è per martedì, un appuntamento per martedì, un appuntamento, no una cena di lavoro, sì quello dal quale non becco un quattrino e dai compensi saltuari divorati dalle tasse. Mi verranno a prendere e poi mi riaccompagneranno, martedì. Che noia, pullulare nel mondo come una zanzara disidratata. Senza voglia, senza aggrapparsi alle ruvide pareti dell'esistenza, per potertene liberare al più presto.  Mi richiamano, ma la voglia non c'è. Vorrei star solo, ma è sempre impossibile. Martedì potrei avere un sogno da rincorrere, semmai ne avrò voglia.

Nell'immagine: Alberto Giacometti, Uomo seduto, 1949.

giovedì 19 luglio 2007

Mappa del cielo - Roma 20/7/2007 ore 00:00

Ritorna l'appuntamento settimanale con la volta celeste, terza mappa del cielo.


Saranno sempre poche le variazioni apprezzabili a distanza di sette notti, eppure qualcosa di diverso da riscoprire c'è sempre. Lo Scorpione è molto basso a Sud-Ovest, potrete continuare a vedere la rossa Antares per tutta l'estate, poco sotto Giove, ma comincia ad essere difficile vedere l'intera costellazione. Se pensate che lo Scorpione è probabilmente la principale costellazione estiva... e sta tramontando lentamente...beh godetevi ancora le ferie! A Sud-Est molto luminosa e più visibile c'è Fomalhaut (Pesce Australe), poco sotto la costellazione dell'Acquario. Sia quest'ultimo che il Capricorno che lo precede sono costellazioni poco appariscenti, difficilmente visibili nel cielo cittadino anche a tarda notte. Ben visibile è Pegaso, al di sotto del quale comincia a spuntare la costellazione dei Pesci. Pegaso è unito alla costellazione di Andromeda, a lungo quest'ultima è stata erroneamente intesa come parte della costellazione del mitico cavallo alato. Sotto CassiopeaPerseo; del resto la notte di San Lorenzo si avvicina, lo sciame delle Perseidi ricompare ogni anno con questa costellazione, quindi, se siete fortunati qualche meteorite potreste già individuarlo durante questa settimana. Ancora bassa a Nord-Nord-Est c'è Capella (Auriga), la seconda stella più luminosa del cielo boreale dopo Vega (Lira). Prossimamente sarà ancora più visibile, essa è foriera di uno squarcio della volta celeste tipicamente invernale ma estremamente affascinante, ma è prematuro anticiparne i contenuti. Naturalmente vi rimando alle precedenti mappe del 6 luglio e del 13 luglio

Un'altra novità, poichè come già avevo accennato la settimana scorsa non sono l'unico che qui in giro si occupa di stelle, per ogni costellazione citata potrete, tramite i links, conoscere gli aspetti legati alla mitologia di riferimento. Limitatamente alle costellazioni già analizzate nel blog Eplorando il Planetario. Capirete come tutto ha una sua logica, e come il cielo abbia anche da raccontare una miriade di storie sulle cui leggende è sorta la nostra civiltà. 
(ricordate, è la W che vedete bene a Nord-Est), ed accanto ad Andromeda, meglio scorgerete per le altre costellazioni. Spero di aver modo di approfondire meglio taluni aspetti dell'astrofilia, in questo blog molto eclettico.

I colori dell'anima

Suzanne



Nel suo posto in riva al fiume
Suzanne ti ha voluto accanto
e ora ascolti andar le barche
ora vuoi dormirle accanto
si lo sai che lei è pazza
ma per questo sei con lei
e ti offre il the e le arance
che ha portato dalla Cina

e proprio mentre stai per dirle
che non hai amore da offrirle
lei è già sulla tua onda
e fa che il fiume ti risponda
che da sempre siete amanti.



E tu vuoi viaggiarle insieme
vuoi viaggiarle insieme ciecamente
perchè sai che le hai toccato il corpo,
il suo corpo perfetto con la mente.



E Gesù fu marinaio
finchè camminò sull'acqua
e restò per molto tempo
a guardare solitario
dalla sua torre di legno
e poi quando fu sicuro
che soltanto agli annegati
fosse dato di vederlo
disse: Siate marinai, finchè il mare vi libererà.



E lui stesso fu spezzato
ma più umano abbandonato
nella nostra mente lui non naufragò.



E tu vuoi viaggiarle insieme
vuoi viaggiarle insieme ciecamente
forse avrai fiducia in lui
perchè ti ha toccato il corpo con la mente.



E Suzanne ti dà la mano,
ti accompagna lungo il fiume,
porta addosso stracci e piume
presi in qualche dormitorio
il sole scende come miele
su di lei donna del porto
e ti indica i colori
tra la spazzatura e i fiori
scopri eroi tra le alghe marce
e bambini nel mattino
che si sporgono all'amore
e così faranno sempre
e Suzanne regge lo specchio.



E tu vuoi viaggiarle insieme
vuoi viaggiarle insieme ciecamente
perchè sai che ti ha toccato il corpo
il suo corpo perfetto con la mente.




 
T
esto e musica di Leonard Cohen, 1968.
adattamento italiano di Fabrizio De Andrè, (in Canzoni, 1974).




Nell'immagine: Amedeo Modigliani, Jeanne Hébuterne in maglione giallo, 1919. Olio su tela 100 x 65 cm. New York, Solomon R. Guggenheim Museum.



Questa volta non è un quadro associato ad un testo lirico, ma il contrario. La splendida poesia musicata da De Andrè, fa da cornice a questo mio omaggio al genio di Modì. "I colori dell'anima" è uno dei più bei film che ho visto negli ultimi anni, sulla vita di Modì e del suo amore verso Jeanne. La genialità, l'ossessione artistica di una mente superiore, il tormento, poi la strada verso la pace interrotta dal fato, dal destino che attende al varco inesorabile chi ha trattato la propria vita come un abbozzo, prezioso e sublime, ma da disfare in qualsiasi momento, nella sua materialità.

mercoledì 18 luglio 2007

La Guerra non è finita ancora...


"... 'A guerra nun è fernuta..." ripete incessantemente il povero Gennaro Jovine per tutto il secondo atto di Napoli Milionaria! - Eduardo De Filippo, 1945. Tornato a casa dopo aver attraversato paesi straziati dalla guerra, dopo aver sperimentato su se stesso le atrocità della violenza, dell’odio assoluto che al di là delle devastazioni materiali, lascia dentro un forte senso di distruzione morale. Quel senso di annientamento e sopraffazione dell’uomo sull’uomo che smarca temporalmente quest’opera dal suo contesto storico, per proiettarla in una dimensione esistenziale sulla reale natura dei rapporti tra gli uomini.
Napoli Milionaria! Narra di una città annichilita dal disastro, dall’angoscia di non poter nemmeno consumare l’amore perché atterriti dalla sirena che annuncia i bombardamenti, che impone a tutti di riparare nei ricoveri (II atto).Narra di privazioni, di scarsità di risorse e mezzi, di una società allo sbando, dove chi deve dare l’esempio, i fascisti,  è più mariuolo degli altri. Per sopravvivere bisogna arrangiarsi, ricorrere all’astuzia e a sotterfugi, e al commercio clandestino della borsa nera. Attività illecite che consentono la sopravvivenza, ma che riescono anche a sviluppare un senso di forte solidarietà umana in un periodo di deprivazione e miseria comune. “… è sacrilegio a tuccà nu morto, ma è cchiù sacrilegio a mettere ‘e mmane ncuollo a uno vivo comme a te…”. Così il brigadiere Ciappa a Gennaro, fintosi morto per evitare che lo arrestassero per il commercio clandestino della moglie, che lo stesso Gennaro aveva sempre condannato. Le parole del brigadiere sentenziano, e quasi legittimano, una condotta illegale necessaria alla sopravvivenza. Il secondo atto si apre con una folle ostentazione di ricchezza. Gli alleati hanno liberato il sud Italia, la guerra è per tutti quanti un ricordo. Amalia Jovine, moglie di Gennaro, essendo quest’ultimo disperso da più di un anno, ha continuato le sue pratiche clandestine passando dalla borsa nera alla speculazione, iniziando a cumulare enormi ricchezze e diversi milioni. Il figlio Amedeo diventa ladro di automobili, e la figlia Maria Rosaria si lascia disonorare da un soldato americano, il tutto sotto gli occhi indifferenti di una madre accecata dalla cupidigia. L’avidità della ricchezza seguìta alla miseria ha completamente cancellato ogni traccia di valore umano dall’anima dei protagonisti. Emblematica la figura del ragionier Riccardo, cliente di Donna Amalia che nel primo atto veniva esaltato nella sua benestante borghesia, per poi presentarsi caduto in disgrazia nel secondo atto, ad implorare l’aiuto della signora Jovine, che lentamente lo ha spogliato dei suoi beni, profittando della sua disgrazia e del dover dare da mangiare alla moglie ed ai tre figli. Amalia con uno scatto iroso di rivalsa negherà la sua pietà verso il ragioniere, intimandogli di rinunciare al suo appartamento se non avrà saldato il debito nei confronti di lei. Tacevano i bombardamenti, ma la guerra, ed il suo strazio morale, non era finita ancora. La portava spalancata dinanzi agli occhi Gennaro che ritornava, e quasi non riconosceva né la casa, né la moglie, alieno in un mondo che non voleva neanche ascoltarlo. Tutti hanno dimenticato la sofferenza, appagati da un falso benessere ottenuto alle spalle degli altri. Paradossalmente il sentimento di solidarietà scaturito dalla guerra, si perdeva e si corrompeva con la pace, dove la sopraffazione e l’interesse riuscivano a sporcare ogni genere di rapporto umano. Tutti presi dai festeggiamenti si dimenticano di Rituccia, la figlia più piccola di Gennaro e Amalia, con la febbre alta. Rituccia non compare mai nella scena ma è lei il personaggio principale. La piccola era in fin di vita, ma nessuno chiamava il dottore perchè si pensava che questi portassero “malaugurio” , dimostrando la ridicola superstizione, contornata da preghiere ed imprecazioni, l’ignoranza e la povertà morale dei personaggi. La bambina sta morendo, può salvarla una medicina che non si trova in commercio, nemmeno alla borsa nera. Se qualcuno ce l’ha non la vende per far alzare i prezzi, speculando, giocando sulla vita della piccola. Nella disperazione generale, si palesa un topos del teatro Eduardiano, nel terzo atto. Tutti a turno si presentano soli a confessarsi con Gennaro che resta sempre in silenzio, rappresentando la coscienza giudicatrice con cui ognuno si confronta umiliando se stesso. Un processo metafisico e morale senza sentenze ma con una generale condanna, che non risparmia lo stesso Gennaro, il quale si rende conto di essere rimasto moralmente integro soltanto perché lontano. Alla fine entra in casa Jovine il ragionier Riccardo che consegna nelle mani della sua aguzzina Amalia, la medicina che le potrà salvare la figlia, non per vendicarsi, ma per pronunciare queste parole: “… Come vedete, chi prima e chi dopo deve, ad un certo punto, bussare alla porta dell’altro…se non ci stendiamo una mano l’uno con l’altro…” . Rituccia presa la medicina si salverà, la bontà del ragioniere la salverà, si dovrà solo attendere che passi la nottata. È lo stesso Eduardo ad indicare la funzione metaforica della piccola quando nel monologo finale di Gennaro, dice “… chella creatura ca sta llà dinto me fa penzà ‘o paese nuosto…” . Il paese moribondo, vittima dell’indifferenza, della cupidigia dell’interesse, della facilità con cui si è dimenticata la sofferenza vissuta. Quel paese non è solo Napoli, è la vita umana, è ogni rapporto in cui il male vissuto lascia strascichi indelebili, la guerra non è finita ancora. Ma anche quel paese, quella vita potrebbe salvarsi, con la medicina e la solidarietà, la bambina potrebbe star meglio, “…s’ha da aspettà… Ha da passà ‘a nuttata”.


Recensione by Alcor, 2007


Le brevi battute in corsivo sono tratte da: Eduardo De Filippo, Napoli Milionaria!, in La Cantata dei giorni dispari, vol. I, Einaudi.


Nelle immagini: la prima, Eduardo De Filippo; la seconda, locandina dello spettacolo di Luca  De Filippo, Napoli Milionaria!, stagione teatrale 2005/06.


martedì 17 luglio 2007

L'età semplice


Ti proteggi alle spalle del silenzio,
attendi, quel ricordo t'asciughi le gote,
allieti gli ultimi attimi assorti, attutìti, attòniti,
ti lasci scivolare verso l'uscio incosciente
del perdersi, del rinunciare.

Ti volti dinanzi a quel sussurrare,
colori l'anima di quei grigi trascorsi,
come t'appaiono i giorni, i fatui rimorsi.
Pallido e reciso, ricompare nel pianto
rimuove la vita, appesa nel tempo.

Disperi lo struggente abbandono e la stringi,
afferrando la mente già rivolta alla terra,
al cupo viandare tra freddi aspri riarsi
al galoppare dell'alba, per non lasciarti  tradire
dal crudo risveglio,  lacerante svanire

Alcor

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Questo testo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.




Nell'immagine: Salvador Dalì, Rose Meditative, 1958.


Qualche rima m'è scappata, e vabbè, preferisco di gran lunga l'allitterazione, e qui ve ne sono, danno al componimento più fluidità e scorrevolezza. Ora posso andare a riposarmi un po'.

domenica 15 luglio 2007

Un giorno qualunque...

Uno strano languore, per essere un giorno qualunque, forse qualche motivo razionale c'è. Domenica di pieno luglio, e la trascorro tra calcoli e studi, con Leopardi e Musil che allietano le mie pause. Non posso andare al mare, anche se ce l'ho molto vicino, devo contentarmi di vederlo all'orizzonte, azzurro, sembra pulito, innervosito dal vento, di questo ne sono certo. Stavo finendo il lifting del template (a proposito... do you like it?) ed ho riletto il post su Syd Barrett, in quel momento mi accorgo che un amico è in linea su Messenger, ma il mio stato è perennemente "occupato". Si tratta di uno dei tanti emigrati per studio che raramente contatto sul web. Ci conosciamo da oltre vent'anni, siamo nati e cresciuti insieme. Festeggiamo il compleanno ad una settimana di distanza, abbiamo fatto le scuole medie ed il liceo insieme. Due fratelli, quasi. Studia medicina al nord, regione indefinita con cui identifico la meta di chi va a cercare fortuna lontano da casa. Io la carriera dello studente normale l'ho finita da un pezzo, a casa mia, ora studio per lavoro (senza soldi....per ora).
Mi torna alla mente uno dei miei tanti ricordi, un iceberg che ancora rinfresca il mio presente, e lo riempie di rimpianti. Sei anni fa, gita scolastica a Budapest. Rimasta nella mente di chi l'ha vissuta come l'inizio di un
lungo viale silenzioso, durante il quale l'amicizia s'è andata smarrendo. In particolare ricordo un momento di cui conservo una foto. Eravamo sul battello che solcava il Danubio, era una sera accarezzata dal vento. Colei che era stata la mia compagna di banco per anni, anche quella sera mi era vicino, ma non eravamo soli (il caso voleva che fosse la più carina della classe, e vabbè...). Io come al solito vaneggiavo con la mente, all'improvviso mi accorsi che lei scoppiava in lacrime. "Ti manca il tuo ragazzo?" le domandai, era fidanzata. Lei mi rispose di no, poi singhiozzando  e ricomponendo un viso istantaneamente straziato, disse che piangeva per me. Perché era felice che fossi accanto a lei. Perchè in quel momento eravamo insieme e stavamo consumando gli ultimi momenti di un'amicizia. Io non capivo, la abbracciai fraternamente e le dissi che l'amicizia non può finire. Al ritorno della gita scrissi un racconto, due persone molto legate che si separavano. Vite diverse, che poi si rincontravano per caso, lei alla ricerca di lui, eppure pur avendolo rivisto, lei non lo riconosceva. Fui quasi profeta di me stesso. Anche lei al nord, lontana...lasciò anche il suo ragazzo, iniziò una nuova vita, parlava un accento diverso, portava diversi capelli, il suo sguardo non avrebbe più pianto per i vecchi amici. A differenza del mio racconto, la mia vita è stata diversa, sono stato io a non riconoscerla, e dopo qualche anno, a non salutarla più.

L'infinito, l'eterno, trova spazio solo in un ricordo, in un pensiero, nella memoria che non conosce i confini di un'esistenza capace di distruggere tutte le cose più belle che potremmo creare con il nostro cuore. E noi, deboli anime, ci lasciamo trascinare via senza trovare la forza di mutare il senso di un ruscello che scorre incontro a noi. E naufraghiamo, in un acquario.

sabato 14 luglio 2007

Sehnsucht

In fondo a questa valle che la nebbia
opprime fredda, s'io trovar potessi
la via d'uscita, oh, allor sarei felice!
Vedo colà bei colli eternamente

giovani e verdeggiante. Oh, avess'io piume, avessi ali, in quei colli volerei!

Odo armonie diffondersi, odo suoni
di soave, celeste pace; i venti
a me portano balsamo e profumi;
frutta d'oro rifulgere invitanti
io vedo tra le cupe foglie e fiori
colà fiorir che non saranno preda mai dell'inverno

Ah, nell'eterna luce
del sol vivere là com'è soave!
Come ristora l'aria di quei colli!
Ma la furia violenta di un torrente che in mezzo rumoreggia m'impedisce
la strada e trema l'anima dinanzi
a quelle onde che salgono, impaurite.

Ecco una barca ondeggia; ahi, ma nessuno
la governa. Suvvia, rapido, dentro
senza esitare. Un'anima s'asconde
nelle sue vele. Credere, osar devi
chè nulla ti assicurano gli dèi. Nella regione bella dei prodigi
ti potrà giudicare.


F. Schiller                                                                          

Nell'immagine:
Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia (Der Wanderer über dem Nebelmeer
), 1818. Olio su tela 95 x 75 cm. Amburgo, Kunsthalle.

venerdì 13 luglio 2007

Mappa del cielo - Roma 13/7/2007 ore 00:00

Seconda mappa del cielo settimanale, poche novità rispetto alla settimana scorsa.

Non c'è Luna il cielo è molto più ben visibile. La costellazione della Vergine è quasi del tutto tramontata, Spica la sua stella più luminosa, non si vede già più. Oltre il Sagittario, meglio appaiono le costellazioni del Capricorno (vicino Nettuno), ed a seguire l'Acquario (vicino Urano); interessante se riuscite a vederla luminosa a Sud-Est, c'è Fomalhaut, stella della costellazione del Pesce Australe. A Nord si vede molto meglio Perseo, sotto Cassiopea (facilmente individuabile nei pressi dell'Orsa Minore, a forma di W), e comincia a spuntare Capella (luminosa stella della costellazione dell'Auriga) a Nord-Nord-Est. Se in questi giorni volete vedere Saturno, attendete il tramonto, verso le 21.00 e trovate facilmente Venere. Qualche grado a destra di Venere potrete vedere Saturno. Non è facile perchè è basso sull'orizzonte Ovest ed i bagliori del crepuscolo ne limitano la visibilità. Se siete lontano dalla luce urbana e osservate un fascio di microscopiche stelle, che attraversa l'intera volta celeste e che diventa molto più ampio nella costellazione del Sagittario, quella è la Via Lattea, la nostra galassia vista dall'interno.

*AGGIORNAMENTO*

Sono estremamente contento di vedere come questo mio ultimo post sia stato linkato nel blog dell'amica erisabry. La nostra amica condivide la stessa passione per le stelle e per la mitologia sottesa alle costellazioni. Vi consiglio di visitare il suo blog Esplorando il Planetario che oserei definire un piccola enciclopedia in fieri, su questo tema affascinante.

giovedì 12 luglio 2007

Green is the colour

Questa canzone è stata scritta da Roger Waters nel 1969, fa parte dell'album MORE, uno dei meno famosi dei Pink Floyd, anche perchè si tratta della colonna sonora dell'omonimo film di Barbet Schroeder. Mi piace particolarmente perchè è un rarissimo brano d'amore dei Pink Floyd, forse l'unico, o forse l'unico che tratta l'amore per quello che potrebbe essere, senza il misantropico influsso della poetica di Roger Waters. Naturalmente quando faccio riferimento alla storia dei Pink Floyd molto spesso mi riferisco al periodo che va dal 1964 al 1984, anno in cui Waters ha lasciato la band. L'era Gilmour, pur notevole, non presenta la stessa genialità creativa. Di questa canzone, che potete apprezzare ed ascoltare, riporto la traduzione del testo, da me reinterpretato.

mercoledì 11 luglio 2007

Folle corsa notturna










I
eri sera ho trascorso parte del mio tempo a correre sotto le stelle.
Per alcuni attimi chiudevo gli occhi,
e le voci intorno si placavano in sussurri sempre più lontani.
Una folle corsa verso l'ignoto, verso me stesso, ed il nulla saziava il mio cuore.
Poi un'immensa sensazione di pace, ed una lacrima appesa al mio sguardo.


Wish you were here

La sentite cantare da David Gilmour qui a sinistra nel concerto a Londra nel 1994. Wish you were here, è stata scritta da Roger Waters nel 1975, dedicata all'amico Syd Barrett, il "Diamante pazzo" geniale fondatore dei Pink Floyd, scomparso nel luglio scorso. Barrett lasciò la band nel 1968, vittima dei suoi eccessi e della sua incapacità di equilibrio psichico. Visse quasi da eremita sino al 7 luglio 2006, quando morì all'età di 60 anni.

Questa canzone parla di amicizia, di nostalgia, di rimpianto, eccone il testo tradotto e ripensato da me.


Vorrei che tu fossi qui

E così, credi di poter parlare di Paradiso dall'inferno, di cieli azzurri dal dolore,
credi di poter parlare di verdi pianure da una fredda lamiera d'acciaio? Di sorriso da un velo nascosto,
Credi di poter parlare?

Ti hanno costretto a scambiare i tuoi eroi per dei fantasmi? Ceneri ardenti per verdi alberi?
Un vento arido per una docile brezza? Un'insensibile stasi per la voglia di cambiare?
E tu barattasti il tuo ruolo da comparsa nella battaglia della vita, per essere condottiero in una gabbia?

Quanto vorrei, quanto vorrei che tu fossi qui.
Siamo solo due anime perse, naufraghe in un acquario,
per anni ed anni, rincorrendo gli stessi vecchi campi.
Che cosa abbiamo trovato? Le stesse vecchie paure.
Vorrei che tu fossi qui.

(Roger Waters, David Gilmour, 1975, translation by Alcor)


Nella foto: Syd Barrett



martedì 10 luglio 2007

Antares

Smarrire ogni laccio, liberarmi dalla tentazione d'afferrare lo spazio, imparare in un soffio a non pensarmi nel tempo.  Ho bisogno di perdermi, dimenticare chi sono, sfigurarmi in un abisso di vuoto per cogliere l'infinito. Senza senso, conoscerò ogni cosa.
Guardo a sud, le fiammelle che si tuffano verso il mare, ed al rosso tremore di Antares potrai ancorare la zattera dell'onirico naufragio. Cuore dello Scorpione, il tuo è un nome di pace, sorta per contrastare il rosso guerriero di Marte (ant-Ares). Eppure, lo Scorpione fu inviato ad uccidere Orione, a dipinger di sangue il suo volteggiare nel cielo. La realtà ha corrotto la tua anima, la tua predestinata esistenza. Inseguirai la tua preda in eterno e non la raggiungerai mai. Nel cielo hai meritato il riposo della leggenda, redenzione, silenzio. Verso di te comincio a dileguare il mio sentimento. Senza più spazio, né tempo. La luce che emani distrugge ogni dimensione, il tuo rosso bagliore è lontano al mio sguardo 600 anni luce. La luce che osservo adesso è partita da te 600 anni fa, percorrendo in 600 anni la distanza che un raggio di luce percorre viaggiando a 300.000 km/sec. Sei una stella stanca e vecchia, vicina alla fine della tua era. Per me rappresenti l'eterno che non conosce tramonto. Un viaggio remoto, nel tuo piccolo sguardo, ti osservo com'eri 600 anni fa, quando tutti credevano che la Terra fosse piatta e Cristoforo Colombo non era ancor nato. Ora la tua luce potrebbe non esistere più, eppure i miei occhi conosceranno la notte più oscura, sospirando al tuo rosso tepore.

domenica 8 luglio 2007

About Blog

Non volevo scrivere di alcune cose su questo blog, però non ci riesco. La mia intenzione era di ritagliare uno spazio intimo per il mio pensiero, tenendo lontano da qui le questioni quotidiane di studio, lavoro (studio o lavoro? quello che faccio comprende entrambe le cose, anche se per adesso non becco neanche un euro), hobby e cavolate varie che mi rodono il fegato nella vita reale. Nella barra di sinistra ci sono due links ad altrettante iniziative del Blog di Beppe Grillo; questo perchè non ce la faccio, per quanto vorrei, a restare racchiuso nelle mie oziose contemplazioni. La realtà mi chiama ed io rispondo quasi sempre. Internet apre spazi di democrazia immensi, riempiamoli! Facciamo in modo di non sembrare sempre i soliti idioti che  guardano  Buona Domenica o L'Isola dei Famosi (per "par merdicio" televisiva), e non vi illudete di cavarvela con Porta a Porta, il livello scarso è lo stesso (anche se in quest'ultima bassezza io ricado spesso). 
Così, in questo blog proverò ad occuparmi anche d'altro. Sarà uno stimolo in più anche per le mie attività. Au revoir.

Aurora boreale

Echi


Brani di giorni vissuti, affastellati nel grave esistere,
lì indugiano di consumarsi, assopirsi e svanire,
librarsi nel silenzio roboante dei rimpianti.


Stolti flussi di anime si rincorrono ansimando decrepite
consegnandosi vagabonde all’oblio che ne risucchia avido il senso,

l’illusione di un motivo per vivere.


Un sibilo insinua gli anfratti tortuosi dell’essere,
un vago pensiero restringe i confini dell’eterno
si aggrappa all’informe consistenza del vero.


Osserva crollare il muro paterno atroce bramato,
tu, libero e inutile spegneresti le stelle,
incontri quegli occhi, e tutto sembra rinascere.


Alcor


 


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Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons.


 

sabato 7 luglio 2007

Work in Progress

La struttura del blog sta prendendo forma, lentamente, tags, link alle iniziative, e presto altre novità.


venerdì 6 luglio 2007

Mappa del cielo - Roma, 6/7/2007/ ore 00:00

Settimanalmente propongo una mappa del cielo elaborata con SkyChart. Mostra il cielo visibile a mezzanotte da Roma. Ho scelto la capitale perchè situata al centro della penisola. L'osservabilità di alcune porzioni di cielo infatti cambia leggermente rispetto alla latitudine da cui si osserva.

La qualità dell'immagine non è delle migliori ma i soggetti più importanti si vedono abbastanza chiaramente. Alzando gli occhi in perpendicolare al piano d'osservazione si osserva Vega della costellazione della Lira. Vega è la stella centrale della mappa. Insieme alle vicine Deneb (stella posta sul ramo più corto di una costellazione a forma di croce, il Cigno) ed Altair(stella luminosa della costellazione dell'Aquila che compone il vertice di un triangolo isoscele con Vega e Deneb) compone il "triangolo estivo". Tra le costellazioni zodiacali ben visibili a sud sono lo Scorpione, nei pressi del quale si osserva molto luminoso Giove, e in corrispondenza del meridiano celeste, il Sagittario che lo segue. Alla sinistra del Sagittario, meno appariscenti seguono il Capricorno e l'Acquario. A nord le intramontabili costellazioni polari, dove primeggia il Grande Carro con le tre stelle del suo "manico", Alioth, Mizar ed Alkaid le quali disegnano un arco che, prolungato nel cielo, punta ad Arturo una delle stelle più luminose del cielo, costellazione del Bifolco. Sempre dal Grande Carro, tra le stelle che compongono il "quadrato", le due opposte al manico, Dubhe e Merak, puntano dritte alla Stella Polare, attorno alla quale ruota l'intera volta celeste.



giovedì 5 luglio 2007

Piccola stella nascosta

Alcor è una piccola stella nascosta, la sua luce è soverchiata da Mizar, lucente stella dell'Orsa Maggiore. Le due stelle orbitano l'una intorno l'altra offrendo un'unica tiepida luce allo sguardo che si volge a nord, verso il Grande Carro. Basterebbe che la luce reale si attenuasse un pochino per ammirare questa piccola stella, basterebbe che per un attimo un tenebroso tepore avvolgesse il cielo e lo sguardo per risaltarne il tremore nel cielo. E poi continuare a scrutare sino in fondo, sino ad incrociare il flebile luccichio di un breve sentiero di stelle che conduce verso distanze inimmaginabili, verso altri universi e galassie, in un infinito profondo quasi quanto l'animo umano.
Alcor è tutto questo, ciò che noi nascondiamo, ma che ci portiamo dentro per fuggire via.

 Ieri ad esempio, ho per caso incontrato uno sguardo meraviglioso, non so se capiterai mai da queste parti, per un attimo Alcor ha brillato molto più della luce che ne ottenebra lo splendore, piccoli miracoli del cielo, che restano dentro di noi.