venerdì 21 dicembre 2007

Lampo di vita


L'ho già detto, non faccio bilanci, questo perchè le date convenzionali non fanno altro che tracciare confini  tra terre che non hanno padroni, perchè il possesso altro non è che un calmiere illusorio di un avido egoismo. E anche se voglio smettere di raccontarmelo e voglio persistere nel proseguire incurante di quello che succede, il domani continua a rappresentare una scusa all'incapacità dell'oggi. Così anche il giorno 1 dipinto di rosso sul nuovo calendario da tavolo che da qualche giorno ha preso il posto del vecchio sulla mia scrivania, che si avvicina, per me non avvicina alcunchè: il cielo avrà sempre lo stesso colore, in mesopotamia le cifre potrebbero essere diverse, e la vita è sempre in corsa sullo stesso binario.

Disfattismo? Rassegnazione? Indifferenza? Niente di tutto questo, eppure un po' di tutto messo insieme. Come ogni cosa che tende a bollare una realtà, come ad esempio i nomi, il capodanno l'ho sempre guardato con aria truce. Perchè per tanto tempo mi sembrava solo una buona occasione per giustificare una sbornia. Un anno eravamo a casa di un'amica, tanto tempo fa', e il tasso di malcontento celato mi era sì così innalzato che dovetti accusare la cena di radioattività per poter trascorrere in santa pace un po' di tempo rinchiuso da solo nel bagno, a guardarmi in faccia per deridermi un po'.
Prima di decidere di andare a trovare un amico che lì vicino trascorreva quella notte da solo con una fender stratocaster, una bottiglia di birra, ed una canna. Ascoltando Echoes, e quelli sì che sono momenti da ricordare...
Forse quell'insoddisfazione in matrice Siddharta mi ha spinto poi a trascorrere gli ultimi 4 capodanno in stile canuto marito disperato cinquantenne dalle palle fracassate a rischio di impotenza precoce (causa eccesso di palle fracassate), rincorrendo capricci, litigi, disorganizzazioni e l'estrema patetica esigenza di dover per forza fare qualcosa in quella notte perchè ce lo dettava uno stupido calendario, nonostante poteva anche non fregarci un accidenti di niente.
Ma questa volta no, questa volta non mi frega veramente un cavolo...
Questa volta invidio sul serio il chitarrista ambulante, e chissà se non sarebbe ora di prendere la mia folk e andare ad ambulare un po'.
Eppure in questi ultimi rivoluzionari mesi della mia vita, una specie di vorticoso frullato esistenziale mi ha completamente rivoltato la vita come un calzino, illudendomi che qualche finestra di nuovo potrebbe esserci. Tutto sta nel trovare il coraggio per affacciarsi e non soffrire di vertigini, perchè io soffro maledettamente di vertigini...
Mi restano ricordi che accellerano verso una progressiva sfumante presenza che rappresenta un fardello che la mia mente associa fin troppo alle strette vie di questo dannato paese che credevo di essermi finalmente lasciato alle spalle. Invece l'infame destino che mi consentirà di fare quello che volevo davvero con tutto il cuore nella mia vita, esige un prezzo soggetto ad un'inflazione esponenziale, quello di dover restare chissà per quanti altri anni inchiodato qua. A questa poltrona collinare che puzza di vecchio anche quando ci passi la seconda mano di grasso di foca.
Un confine io l'ho vissuto dentro, ed è stato un confine tremendamente duro, una frontiera infuocata dove cavalcavano bisonti accecati dalla rabbia... e raramentre ho fatto accenno a quello che mi son lasciato alle spalle in questo blog.
A quella terra lontana dedico un pensiero, ne dedico tanti durante la mia giornata che cerco di ingolfare con impegni e casini, ma sfumano lentamente i contorni di una persona che ero e che non ho mai conosciuto. E dedico un pensiero a chi non c'è in questo nuovo sentiero... una strada dove non stringo alcuna mano, ma in cui riesco a sentire di avercela una mia di mano...



A quel tempo ero solo un ragazzo che stava cambiando la pelle
non ero padrone di niente ero un angelo fragile e ribelle
a scuola me ne fregavo dei voti non volevo essere giudicato
ma quanto entusiasmo che avevo e quanta voglia di imparare a volare

e che voglia di stare ad ascoltare e conoscere tutte le cose
ma i professori non insegnano niente bisogna sempre fare da soli
volevamo imparare a fregare il dolore
essere felici imparare l’amore

chissà se tu sei cambiata
chissà dove sei finita
in questo lampo di vita
chissà se sei stata amata

chissà se quella ferita
chissà se poi è guarita
in questo lampo di vita
chissà se ti sei salvata

a quel tempo eri una ragazza nascosta tra i capelli e gli occhiali
un angelo ingenuo e ribelle che provava ad aprire le ali

e chissà se hai imparato a fregare il dolore
se sei felice se hai imparato l’amore

chissà se tu sei cambiata
chissà dove sei finita
in questo lampo di vita
chissà se sei stata amata

chissà se la tua ferita
chissà se poi è guarita
in questo lampo di vita
che ci sembrava infinita

Luca Carboni, Lampo di Vita

 

2 commenti:

  1. Alcor, ci sono sempre delle finestre aperte sul mondo, sul futuro, su delle opportunità. E non so come posso essere così ottimista visto che il periodo natalizio mi butta nella fogna della depressione.

    Ma questo post è talmente personale che non me la sento di andare oltre.


    Ti auguro solo buona fortuna.

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  2. Io non ho finestre sul futuro, ho un'intera terrazza aperta! il problema sono situazioni e pensieri che aprono botole al passato...


    Di fortuna ne abbiamo bisogno tutti... la auguro anche a te... ciao Silvren.

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